sabato 1 settembre 2012

The dark knight rises

Finalmente, un mese dopo il resto del mondo civilizzato, anche noi italioti possiamo goderci l'ultimo lavoro di Nolan.

Togliamoci subito il pensiero. "The dark knight rises" è un bel film? Sicuramente. E' un capolavoro? No.

Mi suona strano dire una cosa del genere di un film di Nolan, ma la sceneggiatura è il punto debole. Anzichè vivere di una vita propria, mi è risultata forzata, unicamente funzionale al portare la trama della trilogia alla conclusione che Nolan aveva in mente.
A rafforzare questa sensazione, ci sono diversi  elementi buttati lì all'inizio del film che si capisce subito a quali sviluppi porteranno. Quando Alfred racconta del Fernet Branca, già si capisce quale sarà la scena finale del film. Quando Lucius parla di problemi col pilota automatico della bat wing, già si capisce che si presenterà una situazione in cui sarà necessario usarlo. Personalmente trovo fastidiosissimi e del tutto gratuiti questi elementi. Servono solo ad aggiungere prevedibilità. E Nolan non è uno che normalmente cade su queste cose.

Un altro piccolo appunto. Secondo me sarebbe stato più saggio introdurre prima personaggi che si rivelano fondamentali nella storia della trilogia come Blake, Miranda Tate e la stessa Selina. Magari anche solo come comparse nei film precedenti. Qui mi hanno dato l'impressione di essere dati per scontati fin dall'inizio, senza perder troppo tempo con le presentazioni. E magari per chi conosce i fumetti forse è meglio così, ma non è il mio caso.

Il doppiaggio non m'è piaciuto nemmeno un po'. Ma proprio per niente. Quello di Bane su tutti trovo che abbai rovinato completamente il personaggio. Perchè, dopo averlo visto in "Bronson" di Refn,  non ci credo che Tom Hardy in orginale reciti così male. Proprio non ci credo. E qui è perennemente coperto dalla maschera, quindi la voce è quasi tutto quello che gli resta per interpretare il suo personaggio.

Sulle performance degli attori per il resto nulla da eccepire. Non che ci fosse da dubitarne con gente del calibro di Bale, Cane, Oldman.
Sopresa piacevole invece la Hathaway. Dalle foto che avevo visto non le avrei dato due lire nel ruolo di Selina. Invece si rivela felina al punto giusto.

Va bene, sono stato particolarmente crudele nel giudizio, ma credo sia giusto esserlo coi grandi. Nolan sa fare meglio di così.
Non dimentichiamo comunque che stiamo parlando di ben 165 minuti di film che, pur con tutti i loro difetti, scorrono via senza mai annoiare. Avercene di film così.

martedì 16 febbraio 2010

Sotto il segno della pecora - Haruki Murakami

More about Sotto il segno della pecoraIl libro inizia nella noia più totale. Noia del protagonista, fortunatamente, non del lettore. Il protagonista è un pubblicitario separato di fresco dalla moglie. La sua esistenza sta attraversando un periodo di apatia completa. Le giornate si susseguono identiche nella loro inutilità.
Finchè egli viene contattato dallo scagnozzo di un potentissimo uomo politico di destra. Questi gli mostra una foto, utilizzata dal protagonista in uno dei suoi volantini pubblicitari. E' la foto di un gruppo di pecore. Lo scagnozzo vuole che il protagonista rintracci una particolare pecora. Una sola, tra tutte quelle ritratte nella foto. E gli dà un mese di tempo. Scaduto il quale... insomma, diciamo che gli fa un proposta che non può rifiutare. Miiiiii :-D
Il protagonista allora parte a caccia della pecora, accompagnato dalla sua ragazza, una modella di orecchie. Nel senso che ha delle orecchie così belle che le utilizzano nelle pubblicità degli orecchini e roba simile.
Prima tappa del viaggio sarà l'hotel Delfino, "perchè non riesco a vederci alloggiare in nessun altro posto", per citare la ragazza del protagonista. Chiaro, no? Come ho fatto a non arrivarci da solo.
Qui incontreranno il famoso professore delle pecore, individuo che sostiene di essere stato posseduto dalla pecora in questione, anni e anni fa.

Quanto ho scritto suona un po' assurdo? E' perchè io non sono Murakami. Perchè se fossi Murakami tutto sembrerebbe perfettamente normale. Come quando fai un sogno, e ti sogni le cose più bizzarre e improbabili. Ma mentre sogni non ti sembrano affatto improbabili. Solo dopo, quando ci ripensi da sveglio, diventano bizzarre e improbabili. La sensazione che mi ha dato il romanzo è proprio questa. Ed è una sensazione che mi piace molto :-)

domenica 10 gennaio 2010

Desolation Road - Ian McDonald

More about Desolation RoadHo deciso di dedicare l'ultimo gorno di queste vacanze natalizie alla lettura di McDonald. Avevo bisogno di qualcosa per combattere la malinconia della fine delle feste.
Pessima idea. Non perchè Desolation Road non sia un bel romanzo (tutt'altro), ma perchè ho finito per leggerlo tutto, quindi alla malinconia della fine delle vacanze si è aggiunta quella di avert terminato un bel libro. E i bei libri non crescono mica sugli alberi. E io sono schizzinoso di brutto in fatto di libri.

Basta delirii e veniamo al sodo.
Desolation Road è un romanzo decisamente eclettico. Racconta tutti i 25 anni di vita di una città, nata per caso nel deserto di Marte, accanto ad una linea ferroviaria. Inizia come un romanzo ad episodi, partendo dalla fondazione della città da parte del Dott. Alimantado, ispirato da un misterioso ometto verde (siamo pure sempre su marte no?).
Si passa a raccontare come i primi abitanti si siano stabiliti nella minuscola cittadina. E poi si racconta della nascita dei loro figli. E di quello che questi figli decidono di fare delle loro vite. Il tutto ha quel sapore pionieristico da vecchio west, dove tutto era a misura d'uomo e le persone potevano ancora fare la differenza.
Una storia di fantascienza raccontata coi toni di una fiaba e uno stile dannatamente evocativo.

Nella seconda parte le cose cambiano un po'. Entrano in gioco le mega corporazioni che gestiscono la colonizzazione di Marte. La trama assume una portata più ampia.
Interessante da questo punto punto di vista il concetto di feudalesimo industriale; le corporazioni hanno delle vere e proprie capitali, i cui abitanti non sono chiamati cittadini, ma azionisti. La vita in queste capitali è quanto di più asettico si possa pensare. Tutto è volto ad annullare l'individualità. L'azienda prima di tutto.
In una situazione del genere, non poteva mancare una buona dose di lotta sociale. Ammetto di avere un debole per queste cose, quindi ho apprezzato questa svolta.
Curioso anche l'aspetto religioso del romanzo. Religione e tecnolgia si fondono in un mix decisamente insolito. Angeli meccanici, culto della mortificazione della carne a favore del sacro metallo. Originale, su questo non ci piove.
Eppure, nonostante tutte questi interessanti idee, mi ritrovo ad aver apprezzato di più la prima parte, quella ad episodi, quella incentrata sulle insignificanti vicende di una insignificante cittadina. Certo che sono strano io. O forse la preferenza è dovuta al fatto che io stesso sono un insignificante abitante di una insignificante, minuscola cittadina.

Dimenticavo. Menzione d'onore per l'uomo in grado di uccidere con la satira ed il sarcarsmo. Leggere per credere.

sabato 26 dicembre 2009

Stregone

Cerchiamo di recuperare un po' la faccia dopo le vergogne del post precedente. Ecco il mio secondo tentativo di piegare lo stregone di Hojyo Takahashi, i cui diagrammi si trovano sul numero 109 di Tanteidan magazine.

Ho usato un normale foglio A4, che si è rivelato del tutto inadatto al modello (carta troppo spessa). Ma non mi arrendo certo per così poco (tradotto significa che avevo finito la carta per origami), ed ho compensato alla meglio inumidendo la carta quando necessario per tenere le pieghe.
Tutto sommato il risultato non è malaccio, ma lascio giudicare a voi.


Nessuno è perfetto - parte 1

In un impeto di onestà ed autocritica tipicamente natalizi, mi sono detto: perchè condividere col mondo solo i modelli che riesco a piegare bene? Mostriamo anche le vergogne, le schifezze, la roba che somiglia ad un foglio di carta accartocciato.
Non avrete pensato che tutti i modelli che piego mi riescano perfettamente al primo colpo no?

Cominciamo da quella che in teoria dovrebbe essere una medusa (diagrammi dal solito sito della asociacion espanola de papiroflexia):




Del tutto inguardabile, lo confesso.
Ma c'è di peggio. Mi sono cimentato anche nella piegatura della maschera di Guy Fawkes, direttamente da "V for Vendetta". Bellissimo modello di Brian Chan (questo tizio è un genio), i diagrammi li ho trovati qui.

Prima di mostrare la mia vergogna, gurdate come avrebbe dovuto essere il modello terminato e piegato come Dio comanda:



Mi scende una lacrimuccia solo a guardarla, sniff...
Anche se sono straconvinto che il tizio abbia barato: per fare la bocca ha tagliato il foglio! Sui diagrammi la bocca è praticamente inesistente. Va bene va bene, la mia è tutta invidia, la smetto subito.
Ed ora la mia ciofeca:



Non commento nemmeno, non ce n'è bisogno :-(

venerdì 25 dicembre 2009

Il mondo dei replicanti (Surrogates)


In un futuro nemmeno troppo remoto, gli esseri umani vivono la loro vita interagendo tramite surrogati robot, controllati a distanza standosene comodamente seduti su una poltrona nel proprio appartamento.
Proprio così, la gente non esce più di casa, ma si limita a "telecomandare" questi robot, in modo da evitare ogni rischio di incidenti o fatalità in generale.
Inevitabile la presenza di ribelli che rifiutano tali surrogati robotici, ritenendo che l'essere umano sia stato creato per vivere la vita direttamente con i propri sensi.
Questo film ha ricevuto un'accoglienza un po' tiepidina dalla critica e dal pubblico. Accoglienza forse un pochino ingiusta, considerando il ivello medio delle produzioni SF odierne.
Io l'ho trovato gradevole; la visione scorre piacevole senza mai annoiare. L'unico difetto è quello della prevedibilità. La trama scorre sui binari classici che lo spettatore ha imparato ad aspettarsi da un film di questo genere.
Anche l'idea di base non è del tutto originale; quella dei corpi artificiali comandati a distanza già la usava 20 anni fa Masamune Shirow nel suo fumetto Ghost in the shell (da cui è tratto l'omonimo film di Mamoru Oshii).
In conclusione, un film che intrattiene ma senza strabiliare.

Torre di Babilonia - Ted Chiang

More about Storie della tua vitaE' la storia di un minatore che scala la torre di Babilonia per aiutare ad aprire un varco nella volta del cielo.
Evito di commentare i riferimenti biblici, che decisamente non sono il mio forte, soffermandomi invece sulla descrizione del viaggio del minatore, la scalata dell'interminabile torre, che richiederà ben 4 mesi.
Durante la scalata, molte sono le meraviglie di cui egli sarà testimone, e tutte coerenti con quella che probabilmente era la concezione del mondo dell'epoca. Per capirci, la torre risulta talmente alta da superare la luna, il sole e le stelle. In passato è addirittura successo che una stella (grande quanto l'apertura di braccia di un uomo) sia andata a scagliarsi contro la torre, lasciando una cicatrice indelebile sulla sua superficie.
Detta così la cosa può sembrare assurda, ma in realtà questa scelta stilistica permette di creare una sorta di complicità tra autore lettore; il lettore accetta tacitamente l'irrazionalità di quanto viene descritto, ed in cambio l'autore offre un racconto intellettualmente ed emotivamente stimolante.
Qualcosa del genere mi era successo leggendo il bellissimo racconto La biblioteca di Babele di Borges. Chiang qui forse non sarà all'altezza di Borges, ma il suo racconto risulta comunque davvero godibilissimo, e meritevole del premio nebula che gli è stato assegnato.